MARSABIT 2023 / alluminum / cm 450 x 160 x 130 / Alba Cn
E’ una creazione artistica di Samuel di Blasi
Il Centro Missionario:
Marsabit, situata ai piedi della montagna, è porta aperta al deserto abitato da pastori nomadi Gabbra, Borana, Samburu e Rendille con antiche culture tradizionali.
Il Nord Kenya appassiona don Tablino, don Venturino e i missionari albesi. Dopo l’Enciclica Fidei Donum del 1957 iniziano le prime partenze e Marsabit diventa luogo di presenza, dialogo e curiosità intriganti e rispettose. Con il sostegno di grandi amici e amiche albesi si avvia un cammino di inculturazione e di annuncio con scuole, ambulatori e luoghi di culto.
Dentro parole e riti antichi, come fiore nel deserto, passa la freschezza del Vangelo virgulto tenero tra il “già e il non ancora”. Alba, diocesi senza frontiere in Brasile, India, Bangladesh con i nomadi del mondo nel presente dell’umano creativo e nonviolento, è proiettata a costruire civiltà dell’amore, del confronto ed amicizie tra i popoli.
“Alba – Marsabit” è un intreccio di dialoghi e relazioni salde tra credenti e non credenti. Sotto questo albero, custodi della memoria, siamo cittadini del mondo. Karibu sana!
Un’opera per ricordare don Paolo Tablino, prete albese ,che spinse la sua opera missionaria ben oltre i confini di Alba e raccolse l’invito della Chiesa Italiana a farsi missionari ad gentes. L’annuncio di Gesù e della buona notizia del Vangelo fa diventare don Paolo compagno di strada – simbolicamente e letteralmente- della gente di Marsabit in Kenya e delle popolazioni nomadi. Un “farsi prossimo” che trovava energia e coraggio nella fraternità e nell’amicizia con il confratello don Venturino e con il Vescovo Cavallera, missionario della Consolata.
Insieme, immaginano un modo ed uno stile di essere missionari e vicini alla gente che è ancora oggi pionieristico e oggetti di studi di sociologia e antropologia. Oggi quella di Marsabit è una giovane diocesi ma con radici forti e profonde nella testimonianza ancora viva di questi padri nello Spirito. L’opera artistica celebra lo scambio tra Alba e Marsabit, iniziato nei primi anni Sessanta e ancora vivo oggi, attraverso legami d’amicizia e di fraternità.
Lo scultore:
“Marsabit” è un’opera d’arte monumentale alta più di quattro metri che rappresenta attraverso un magma in allumino fluido l’impronta di un albero che tocca appena terra. Questa fusione artistica in alluminio al quale sto lavorando sarà una metafora della vita stessa, come l’energia vitale che si manifesta attraverso il fluire costante del sangue, dell’aria e dell’acqua, trasformandosi e mutando, in un processo di evoluzione continua. “Marsabit” vuole rappresentare una riflessione sul tema dell’effimero e del transitorio… il mio segno fluido, infatti, è come se fosse destinato a mutare e trasformarsi nel tempo, fino a scomparire completamente. Questo segno rappresenta l’impermanenza della vita, una tematica che mi sta particolarmente a cuore e ci invita spesso a riflettere sulla natura transitoria dell’esistenza umana, e sull’importanza di cogliere ogni istante della nostra vita con consapevolezza e gratitudine. Scelta, Permanenza e Radici sono state tre parole importanti nella vita di Don Tablino, su di esse e sulle testimonianze dirette ho focalizzato la mia ricerca artistica… Spero che soprattutto i giovani del quartiere Piave dal quale provengo e dove ho vissuto tutta la mia infanzia possano custodire “Marsabit” tramandando alle future generazioni attraverso la mia opera la vita di Don Paolo Tablino, uomo straordinario!”
Il Comitato promotore:
PDF– Il bollettino missionario 2023, riflessioni del Comitato promotore>>