Una lettera scritta per la Quaresima 2017 ci racconta la vita a Juanzeiro e il lavoro di padre Massimo Bonino e degli altri missionari e operatori della missione
Il sogno di dom Adriano, vescovo di Floresta fino al 2012, si sta realizzando per opera del vescovo Gabriele, che lo ha sostituito a partire dal 2013: il sogno di tentare una formazione al presbiterato a partire da una presenza dei giovani candidati in mezzo alle realtà più povere e popolari, sia in ambiente rurale che nelle periferie della grandi e medie città. Non una formazione in seminario ma in piccole comunità che condividano il più possibile la realtà delle periferie fisiche ed esistenziali dei nostri giorni.
“Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore”. Queste parole, le prime della Gaudim et Spes, più vive che mai nella realtà popolare della diocesi di Floresta, continuano a stimolarci in tutti gli ambiti del nostro essere discepoli oggi, compreso l’ambito della formazione dei nuovi presbiteri.
La sfida è quella di crescere come presbiteri a partire dalla condivisione del quotidiano della gente semplice: lavoratori di giornata, tagliatori di canna, diariste, disoccupati, uomini e donne che vivono di espedienti cercando di arrivare a fine settimana con qualcosa nel portafoglio per andare avanti un’altra settimana…
La mia presenza nel Centro di Terapie Naturali nella periferia della cittadina di Juazeiro, nella Bahia, ha convinto dom Gabriele, insieme a padre Paolo e padre Adriano, presbiteri di Floresta, miei confratelli, ad accogliere tre giovani che stanno dando i primi passi nella formazione che li porterà, forse, un giorno, a servire la diocesi come preti. Da due settimane ormai, io e loro tre formiamo una piccola comunità di vita, insieme a suor Teresa, Luigina, coordinatrice del Centro di Terapie Naturali.
Rodrigo (26), Ruan (21) e Romário (20) si sono subito ambientati e stanno dimostrando di condividere in pieno il progetto, identificandosi con il ruolo di giovani in formazione in mezzo alla gente.
I quattro pilastri che sostengono il progetto sono:
–>Lavoro manuale
–>Spiritualità popolare
–>Studio
–>Partecipazione alla vita della comunità del quartiere
- Lavoro Manuale: curiamo un ettaro di orto con piante medicinali, alberi da frutto, ortaggi e fiori, tutto in funzione dei trattamenti naturali del Centro di Terapie.
- Una spiritualità popolare, che prende spunto e si lascia interrogare dalle preoccupazioni, dalle angustie, dalle speranze della gente del quartiere dove viviamo, tentando leggere il tutto alla luce della buona notizia del Regno, che Gesù diffondeva in mezzo alla gente del suo tempo.
- Lo studioè fatto tra di noi, senza appoggiarci a qualche scuola o università, con l’aiuto, di volta in volta, di amici e amiche che hanno un vissuto e un’esperienza nei movimenti popolari e nell’educazione contestualizzata: professori, pedagoghi, presidenti di associazioni e sindacati, membri di ONG e movimenti popolari, responsabili di Pastorali Sociali, tecnici agrari, preti, religiosi, vescovi, sociologi, lavoratori… Le materie di studio (non lezioni in classe ma incontri con persone) variano: corso pratico di allevamento di galline, storia della filosofia, lettura sistematica della Bibbia, preparazione del commento al vangelo della domenica, lettura e interpretazione di testi, nozioni di fitoterapia, corso di concimazione, matematica finanziaria, lezioni di culinaria, elementi di spiritualità popolare, come si prepara una liturgia senza il prete, come si fa il pane, analisi di congiuntura socio-politica, confronto di modelli di Chiesa, corso pratico di orticultura sostenibile, uso razionale dell’acqua nell’irrigazione del semi-arido, dottrina sociale della Chiesa a partire dagli esclusi, economia solidaria…
- La Partecipazione alla vita della Comunità del Quartiereè il substrato di tutta l’esperienza: abbiamo iniziato con visite alle famiglie, per avere un’idea del tipo di persone che vivono vicino a noi; si continuerà con incontri di preghiera e riflessione sulla quaresima di Fraternità, partecipazione alle assemblee del quartiere, visita alle Chiese evangeliche, partecipazione alle attività del Gruppo Giovani…
Per il momento i tre giovani sono sistemati in una unica stanza con bagno. Usiamo la cucina della casa delle Suore Luigine e ci riuniamo sotto la veranda, all’aperto.
Abbiamo un sogno: quello di diventare il più possibile indipendenti dagli aiuti della diocesi di Floresta e di guadagnarci il necessario per vivere a partire dal nostro lavoro: io come terapeuta naturale e loro con il ricavato della vendita di ortaggi, uova e fiori. Al momento la diocesi di Floresta ci aiuta con circa 150 euro per ognuno dei 3 ragazzi, a cui io aggiungo altri 150 euro, frutto del mio lavoro. I 600 Euro costituiscono la nostra cassa comune mensile. Il nostro sogno è di arrivare a fine anno o, al massimo, a fine anno prossimo, senza aver più bisogno del sostegno della diocesi per le necessità basiche della nostra vita di comunità.
In realtà abbiamo anche altri sogni, ben più importanti in vista della preparazione al presbiterato. Ad esempio, il sogno di contribuire a una Chiesa della misericordia, sempre meno preoccupata con le esigenze istituzionali e sempre più attenta alla gente, quella reale, con i sogni e le angosce propri, che vogliamo imparare a fare nostri.
C’é anche un altro sogno, più materiale, ma che ci aiuterebbe molto in questo cammino: sarebbe molto bello avere una nostra cucina, un locale per le nostre riunioni e una stanzetta per ciascuno di noi, in modo da poter restituire al Centro di Terapie i locali che stiamo occupando temporariamente e che servirebbero per accogliere le persone che vengono per farsi curare. Invece di usare la cucina di suor Teresa, vorremmo poter cucinare in un locale nostro e invitare suor Teresa e le terapeute del Centro a pranzare con noi, liberandole dall’obbligo di dedicarsi ai fornelli, in modo da avere più tempo per dedicarsi alle persone in cerca di una cura o a chi vuole semplicemente essere ascoltato.
Stiamo aspettando il progetto e la previsione di spesa, che un nostro amico tecnico ci ha promesso ma non ci ha ancora consegnato. La previsione di spesa per la costruzione della cucina, della sala riunioni e delle tre stanzette, si aggira intorno ai 50.000 Euro.
Se potete aiutarci in questo sogno, almeno in parte, vi saremo molto riconoscenti.
Un grande abbraccio a tutti, soprattutto a dom Marco, pe. Gino e Enrico che abbiamo incontrato a Juazeiro, durante la Scuola di Formazione Missionaria per Laici
mássimo, rodrigo, ruan, romario
Juazeiro, 1º marzo 2017