Racconto di Alessandro, Micaela, Samantha, Giorgia
LA TERRA DEGLI ESTREMI
Mongolia. Una voce dolce e delicata l’ultimo giorno ci ha lasciato con queste parole “siamo le persone che incontriamo e le scelte che facciamo”.
La caotica Ulan Bator, i clacson, il traffico, la steppa, il silenzio, i sorrisi dei bambini, il calore delle persone che ci hanno accolto, noi compagni di viaggio.
Per partire non bisogna avere coraggio ma essere consapevoli che si torna con una “nuova luce”. Ma cos’è che ti fa sentire questa luce dentro? È incontrare, incontrare le persone. I luoghi vengono in secondo piano. In fondo, in inverno, a -40°, nella caotica Ulan Bator, nel silenzio delle steppe, qualcuno ha trovato la felicità.
Benvenuti nella terra degli estremi che ci ha ospitato questo luglio.
Siamo partiti grazie all’associazione del “Perchè no” di Saluzzo. Ad accoglierci e a guidarci, durante la nostra permanenza in Mongolia, abbiamo trovato un uomo attento, sensibile, che ci ha fatto scoprire la passione di essere un missionario: Padre Daniele Giolitti. Insieme a lui abbiamo sperimentato una nuova famiglia multiculturale, composta da vari missionari della Consolata provenienti da diversi continenti, che ci hanno fatto sentire a casa in una terra così lontana.
Attraverso i gesti e le parole dei missionari abbiamo potuto prima osservare e poi capire l’importanza di un dialogo tra esseri umani con credi religiosi diversi, con modi di vivere e aspettative differenti ma che hanno dimostrato che una convivenza pacifica è possibile.
Durante la nostra permanenza siamo stati principalmente in tre città: Ulan Bator, Kharkhorin e Arvajeer, dove abbiamo potuto confrontarci con la realtà locale e con i giovani della Mongolia (ad Arvajeer abbiamo svolto un campo estivo con i ragazzi).
La geografia la studiamo con i piedi. Ricordiamo ancora il sapore della zuppa di pecora alle 9 del mattino nel deserto ma ignoravamo completamente che la capitale Ulan Bator fosse così caotica (voi lo sapevate?).