Commento al Vangelo – Domenica delle Palme

L’esperienza che viviamo di “separazione” è molto dura, anzi perdura nella incertezza, ci fa restare con il fiato corto e il futuro incerto. La storia degli ultimi giorni della vita di Gesù è incentrata su croce-morte e resurrezione. Ci accompagna da dentro.

In questa domenica delle Palme desidero porre l’attenzione su due fatti che precedono la “settimana santa”: l’ingresso di Gesù a Gerusalemme e la unzione di Betania.

L’asinello

Gesù arriva a Gerusalemme. La città ed il momento nel quale questo avviene esprimono il tragico finale che lì lo attende. Gesù lo sa. Ma l’aspetto sorprendente è che non si avvicina alla sconfitta finale come uno sconfitto e non entra nella città come un trionfatore vittorioso. Con una semplicità, un’umiltà ed una bontà che impressionano, organizza lui stesso l’entrata perché sia non l’ostentazione trionfale di un vincitore, ma una manifestazione popolare di pace e di gioia delle persone più umili e semplici, quelle che sempre lo hanno accompagnato e che sono state con lui.

Gridano Alleluia! che significa “Dio salva, libera”, e quanta liberazione cercavano per la loro vita!

Togliere il mantello significa togliere la unica difesa e mettersi a disposizione per questo Messia mite.

“Noi che abbiamo voluto scrivere sul frontone del palazzo delle Nazioni Unite: «Si cambieranno le lance in falci», poi, in realtà, abbiamo trasformato le falci in lance. Noi usiamo queste parole per metterle nelle pietre ma non nelle coscienze perché fra il nostro comportamento e quelle parole c’è una tale infedeltà che abbiamo bisogno di molti giri di parole per giustificarci, per dire che in certi casi ammazzare è lecito”. (Ernesto Balducci)

Per comprendere meglio un cammino possibile di nonviolenza e mitezza, come quello di Gesù, condivido con voi il messaggio delle donne in nero al Presidente del Consiglio Draghi:

AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO MARIO DRAGHI

Gentile Presidente,

qualche semplice parola per chiederle coerenza per il bene di tutte e tutti noi.                                                              

PIÙ SALUTE MENO ARMI.

Notiamo che il suo piano di ripartenza nazionale prevede un notevole aumento per le spese di armi e sottolineiamo che, ancora oggi, nessuno dei nostri governi ha firmato il trattato contro la proliferazione degli armamenti nucleari, come invece hanno fatto già molte altre nazioni.

Domani sarà in visita a Bergamo, città dalla quale i camion militari hanno trasportato centinaia di bare delle vittime del virus Covid19. Ebbene, Presidente: cambi il servizio dei militari in servizio civile. Le strade, i ponti, le colline, i fiumi, le coste, le città e i loro abitanti gliene saranno immensamente grati.

Non si costruiscano più armi e non si vendano più: distruggendo paesi interi le persone saranno sempre costrette a fuggire. E sappiamo quali trattamenti riserva ai profughi la polizia di un’EUROPA egoista e ipocrita.

Brescia e Bergamo hanno avuto un triste primato di morte e dolore durante la pandemia che ancora ci affligge. Ciononostante, le fabbriche di armamenti sono rimaste aperte perché classificate essenziali, mentre nel resto del paese venivano chiusi i servizi per l’infanzia, scuole di ogni ordine e grado comprese le Università.

Ci domandiamo, in maniera tutt’altro che retorica, quale sia la logica sottesa a queste decisioni.

Spendiamo un’enormità di denaro pubblico per confinare in lager disumani chi fugge da conflitti causati dei nostri stessi armamenti.

Presidente, ascolti anche le nostre voci:

Apriamo le frontiere e investiamo seriamente in AMBIENTE, PREVENZIONE E SALUTE

 

DONNE IN NERO per la pace di Bergamo e altre città d’ITALIA”

La condividiamo totalmente e desideriamo farla nostra e farla conoscere a tutti e tutte voi.

Donne in nero contro la guerra – gruppo di Alba

Il puledro su cui sale, i discepoli che lo acclamano, i fatti prodigiosi che in questo momento ricordano (prodigi che hanno dato vita agli ammalati ed alimento ai poveri), tutto questo evoca solo il conseguimento delle aspirazioni dei più deboli e degli abbandonati di questo mondo. Un grido inascoltato che dice che in Gesù trionfa tutto quello che nell’ordine presente fallisce. Questo è il significato più profondo dell’entrata di Gesù in Gerusalemme.

Si tratta di un cammino non solo povero, ma disarmato. Dietro alla cavalcatura povera e mite scelta da Gesù si profila l’immagine del messia descritto da Zaccaria come mite e umile (Zc 9,9-10). Messia disarmato che può convincere altri dell’efficacia dell’essere mite solo chi vive l’umiltà sulla sua pelle. Le nostre relazioni sono attraversate da violenza nascosta. Le forme della violenza possono essere rozze e grossolane, ma più spesso sono sottili, ben nascoste.

Ma chiediamoci: quando c’è violenza? È violenta ogni azione in cui si agisce come se si fosse soli ad agire: come se gli altri, il resto dell’universo, o semplicemente, il resto della famiglia, il resto della comunità fosse là soltanto per ricevere l’azione. Dopo questo servizio Gesù fa riconsegnare l’asinello al suo proprietario. Ma il cammino di Gesù non è solo sottoposto al rischio dell’incomprensione, ma anche della cattiva comprensione, dell’interpretazione interessata, che non scomoda, non mette in crisi, ma conferma alcune nostre abitudini che non vanno al cuore del mistero.

 

Una donna a Betania (Marco 14,1-9)

Betania letteralmente significa la “Casa del povero,” del lebbroso, dell’emarginato.

Una donna dà adesione a Gesù Cristo, unge sul capo svolgendo una funzione sacerdotale e profetica.

Il profumo di nardo genuino e prezioso indica la fede della donna, un dono completo, sul capo, un gesto di consacrazione.

Tutti lo interpretano uno “Spreco”, dare la vita è uno spreco… Gesù risponde dicendo che ha compiuto un’opera buona. Viene usato lo stesso termine per l’azione creatrice di Dio.

Gesù indica una condivisione totale con la vita della gente. Condivisione, non elemosina. Non benefattore e beneficato.

Questo profumo indica la vittoria sulla vita. Una donna compie questo gesto.

Gesù dice: In verità io vi dico, dovunque sarà proclamato il Vangelo in tutto il mondo di lei si ricorderà questo gesto.

Insomma, un asinello e una donna preparano l’annunciare dell’evento pasquale:

La pietra che i costruttori hanno scartata
è diventata testata d’angolo;
dal Signore è stato fatto questo
ed è mirabile agli occhi nostri (Sal 118,22-23 in Mc 12,10-11).

Nella settimana santa ogni particolare ci porta ad accogliere questo amore gratuito e sconfinato che Gesù. Il Maestro semina nelle nostre vite affinché siano nella luce della sua Resurrezione.

Gino Chiesa

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 Per la preghiera:

 La preghiera dell’asino di Betlemme (e del villaggio vicino a Gerusalemme)

Signore,
credo d’averti già molestato troppo
chiedendoti di liberarmi da questa stupida vita d’asino
di un piccolo paese ai margini della Palestina.
Quante volte mi è venuto il desiderio di diventare feroce o velenoso
come tante altre bestie,
giusto per obbligare gli uomini ad essere più accorti nei miei confronti,
ma non te ne sei curato.
Con testarda tenacia ho nutrito il desiderio di libertà,
ma non mi è stato possibile fuggire da questo carico,
sempre meno sopportabile;
non mi stato possibile fuggire dal peso
che gli altri hanno caricato sulle mie spalle,
senza chiedermi nulla, né consenso né permesso,
incuranti delle mie ginocchia traballanti.
Ti ho supplicato di allontanare almeno la verga del mio aguzzino,
che batteva la mia schiena ad ogni tentativo di alzare la testa.
Non sapevo neanche com’è il sole di cui sentivo il calore sulle spalle!
Sconosciuta era per me la bellezza della luna e delle stelle
che di notte rischiarano le vie.
Comunque grazie! Per quella notte di grazia.
Doveva essere gravosa e buia come tutte le altre,
invece ha cambiato il contenuto dei miei pensieri,
il corso della mia vita.
L’uomo e la donna che hai mandato nella mia stalla,
non sono venuti né con la forza né con il bastone,
non fremevano né minacciavano.
Sono entrati piano, umilmente e modestamente.
E allora nell’attimo più buio della notte,
ho visto il Sole in persona.
Quella luce e quel calore verso i quali ho anelato tutta la vita.
A notte fonda, attorno al Bambino adagiato sulla greppia
è risuonato un canto:
“Astro del ciel, Pargol divin, mite Agnello Redentor!”.
In un istante ho sentito di non valere meno degli angeli.
Davanti a me e davanti a loro si trovava lo stesso mistero.
Non da meno era la mia meraviglia di fronte al miracolo avvenuto!
Proprio quando mi sono inginocchiato davanti a questo Mistero,
hai reso salde le mie ginocchia vacillanti,
con la forza che lui emanava hai dato fermezza alle mie membra.
Grazie Signore,
perché mi hai liberato a modo tuo e non come io ti ho chiesto.
Non mi hai dato una vita lunga, però me l’hai riempita di senso.
Non hai maledetto le tenebre che mi avvolgevano,
però mi hai mostrato la luce.

Quando non ho potuto né saputo alzare la testa,
tu ti sei chinato davanti a me per mostrarti.
Non hai tolto la croce dalle mie spalle,
mi hai insegnato come portarla.
Sono diventato orgoglioso di me imparando
che è virtuoso portare i pesi degli altri.
Mi hai aperto la porta della conoscenza
quando mi hai persuaso che il tuo giogo è dolce,
il carico leggero.
Ora lo sai perché ho accettato con gioia l’ulteriore peso,
perché mi sono offerto per il viaggio in Egitto,
nonostante gli sforzi e i pericoli.
Grazie,
perché hai scelto me e la mia misera specie per servire la Sacra Famiglia.
Una sola cosa mi ha messo in imbarazzo: quando mi hanno cambiato il nome,
ma ora so che il mio nome era proprio quello,
e sono fiero di essere chiamato Cristoforo,
portatore di Cristo.

Ivan Bodrozic

 

Se dovessi scegliere

Se dovessi scegliere

una reliquia della tua Passione

prenderei proprio quel catino

colmo d’acqua sporca.

Girare il mondo con quel recipiente

e ad ogni piede cingermi dell’asciugatoio

e curvarmi giù in basso,

non alzando mai la testa oltre il polpaccio

per non distinguere i nemici dagli amici

e lavare i piedi del vagabondo,

dell’ateo, del drogato,

del carcerato, dell’omicida,

di chi non mi saluta più,

di quel compagno per cui non prego mai,

in silenzio,

finché tutti abbiano capito nel mio

il tuo Amore

Madeleine Delbrel